Friday, 27 August 2010

Il lungometraggio «Fratelli d'Italia?» sulle leggi razziali uscirà il 24 aprile

«Scusi, lei sa cos'è il binario 21?»

Giovani discendenti dei deportati della Shoah fermano i passanti: si gira il documentario di Dario Barezzi

«Spaventa il pensiero di quanto potrà accadere fra una ventina d’anni quando tutti i testimoni saranno spariti. Allora i falsari avranno via libera, potranno affermare o negare qualsiasi cosa». Si apre con questa frase di Primo Levi sull’Olocausto il sito Internet www.binario21.org, creato per ricordare il drammatico giorno del 30 gennaio 1944, quando al binario 21 della Stazione Centrale di Milano più di 600 cittadini italiani di religione ebraica, tra cui una quarantina di bambini, furono caricati su un treno e portati nel campo di concentramento di Auschwitz. Una settimana dopo, il 6 febbraio, circa 500 di loro persero la vita nei forni crematori; pochissimi tornarono indietro.

A distanza di oltre 60 anni su quel binario, da cui continuarono a partire «convogli della morte» fino al maggio del 1944, si sta girando «Fratelli d’Italia?», lungometraggio sulle leggi razziali e sulla Shoah prodotto da Moving Image, promosso e finanziato dall’Assessorato alla Cultura della Provincia e destinato alle scuole, ma che potrebbe arrivare anche in tv e nei cinema. Le trattative per la distribuzione sono in corso, per ora l’unica cosa certa è la data di uscita, il prossimo 24 aprile, non a caso alla vigilia della Festa della Liberazione. Iniziate il 23 febbraio, le riprese proseguiranno fino a metà marzo.

A fare da set sia i locali sotterranei del Memoriale della Shoah, sia gli spazi in superficie della Stazione Centrale, freschi di restauro (e quindi riportati com'erano all'epoca) e animati dal consueto via vai di passanti, a tratti coinvolti nell’azione. «Il cast è composto quasi del tutto da discendenti di deportati, giovani che si rivolgono ad altri giovani per condividere l’impegno di far conoscere e di tramandare le vicende legate ai loro cari», spiega il regista Dario Barezzi, videomaker e consulente del reparto di cinematografia scientifica del Cnr di Milano. «L’idea è di mescolare vari tipi di linguaggio, cinematografico, documentaristico, teatrale, senza appoggiarci a una sceneggiatura, ma focalizzando l’attenzione sulle testimonianze dei protagonisti».

«Lei sa che cos’è il binario 21?». In questi giorni gli attori non professionisti del film stanno rivolgendo questa domanda a molte persone di passaggio in stazione. Un espediente narrativo per introdurre i loro racconti, che in un secondo momento saranno montati con immagini di repertorio e filmati d’epoca, con le testimonianze di alcune vittime della Shoah (per esempio Liliana Segre, oggi 78 anni, deportata ad Auschwitz all’età di 13) e con una ricostruzione in 3d dello stesso campo di Auschwitz e dei vagoni su cui venivano trasportati gli ebrei. «In un periodo in cui il negazionismo è dietro l’angolo e in cui persino esponenti della Chiesa arrivano a sostenere che le camere a gas venivano usate per disinfettare – continua Barezzi –, c’è un bisogno terribile di strumenti che aiutino a conservare la memoria di ciò che accadde sotto la dittatura di Hitler, tanto più che i sopravvissuti dell’Olocausto stanno pian piano scomparendo».

Raffaella Oliva

03 marzo 2009(ultima modifica: 09 marzo 2009)

CORRIERE DELLA SERA

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