Saturday 24 July 2010

PANORAMA: INCHIESTA SUI PRETI GAY


Un’inchiesta con telecamera nascosta, seguita da verifiche minuziose e da controlli accurati. Per venti giorni Carmelo Abbate, giornalista di Panorama, affiancato da un «complice» gay, si è infiltrato nelle serate brave di alcuni preti che, a Roma, conducono una sorprendente doppia vita: di giorno sono sacerdoti in abito talare; di notte, smessa la tonaca, sono uomini perfettamente integrati negli ambienti omosessuali della capitale. Quella che ne è uscita è un’inchiesta sul campo che ha permesso di scoprire una realtà inedita e per certi versi sconvolgente: sacerdoti che partecipano a feste notturne con escort uomini; che hanno rapporti omosessuali con partner casuali; che frequentano chat e ritrovi gay.

Panorama ha individuato numerosi casi e ne ha raccontati tre in particolare: quello di Paul, quello di Carlo e quello di Luca (i nomi sono inventati per proteggere l’identità dei sacerdoti).

Il primo, un francese sui 35 anni, ha incontrato il cronista di Panorama venerdì 2 luglio, in una festa gay in un locale del quartiere di Testaccio. Nella serata, cui partecipavano – retribuiti - due escort uomini che hanno ballato seminudi con il prete e con altri ospiti (praticando poi sesso gay con alcuni di loro), era presente anche Carlo, il secondo prete, che ha un’età tra i 45 e i 50 anni. La notte termina a casa di Paul, dove il complice gay del cronista di Panorama prima chiede al prete di indossare l’abito talare e poi ha un rapporto sessuale con lui, ripreso dalla telecamera nascosta.
FOTOS:

Padre Paul con il complice gay di Panorama: un frame del video
Padre Luca nel suo appartamento con il complice gay di Panorama
Padre Carlo al Gay Village
Padre Luca nel suo appartamento con il complice gay di Panorama
Padre Paul nella camera del complice gay di Panorama
Padre Paul a una festa di un locae di Testaccio
Padre Luca nella sua camera con il complice gay di Panorama
Padre Carlo nella sua casa romana con il complice gay di Panorama
Padre Paul celebra la messa dopo il rapporto con il complice gay di Panorama
Padre Carlo celebra la messa in una Chiesa romana vicino al Pantheon

La sera successiva Paul e Carlo hanno dato appuntamento al cronista di Panorama e al suo complice al Gay village di Roma, mostrando di trovarsi a loro agio in quell’ambiente. In questa occasione, Carlo più volte si è assentato sostenendo di averlo dovuto fare per evitare di incontrare quelli che aveva riconosciuto come altri preti o catechisti. La serata si è chiusa con lo stesso finale della precedente. Il giorno dopo, domenica 4 luglio, Paul ha celebrato la messa su un tavolino della propria abitazione, alla presenza del cronista di Panorama e del suo complice.

Il videoeditoriale del direttore: abbiamo le prove

Panorama ha verificato che Paul è effettivamente un prete. Con Carlo, invece, l’incontro si è svolto in un ristorante del centro di Roma, abitualmente frequentato da gay. Carlo ha indicato una coppia di uomini a un altro tavolo, sostenendo che uno dei due fosse un prete e che fossero «fidanzati». A suo dire, il locale è abitualmente frequentato da tanti prelati gay.

Carlo ha sostenuto anche che almeno il 98 per cento dei preti che conosce è omosessuale, ma ha aggiunto che nella Chiesa di oggi c’è una parte «intransigente» che si sforza di non guardare la realtà, e un’altra parte più «evangelica», che invece riconosce e accetta il fenomeno dei preti omosessuali. Al termine del pranzo, Carlo ha portato il complice di Panorama nel suo appartamento, che è collegato a una grande struttura ecclesiastica, e ha avuto con lui un rapporto sessuale, anche questo ripreso dalla telecamera nascosta.

Il cronista di Panorama ha anche filmato Carlo mentre celebrava la messa in una chiesa non lontana dal suo appartamento. Sulla versione online di “Panorama” e sull’iPad saranno disponibili, dal 23 luglio, tutti i filmati a corredo dell’inchiesta.

Il video di Padre Paul: il francese

VICARIATO: PRETI GAY SI DIMETTANO

Se ci sono sacerdoti gay, ''coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto'', perchè ''nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici''. Lo afferma il vicariato di Roma in una nota diffusa all'indomani delle rivelazioni di Panorama su alcuni preti che condurrebbero una ''doppia vita'', frequentando nel tempo libero i locali di ritrovo degli omosessuali della capitale.

Il Vicariato di Roma: i preti gay escano allo scoperto

Si moltiplicano in queste ore le reazioni all’inchiesta di Panorama sui preti omosessuali, i cui video ci sono stati richiesti anche dalle più importanti emittenti televisive internazionali. Ieri un’anonima fonte vaticana aveva bollato frettolosamente come “semplice scandalismo” le rivelazioni del newsmagazine della Mondadori. Oggi, in base alle nostre risultanze, sarebbe in corso un’indagine della Curia per verificare, accanto alla veridicità dell’inchiesta, chi siano i preti omosessuali di cui ha scritto l’inchiesta. Una posizione più netta è stata invece assunta oggi dal vicariato di Roma, in una nota, che ribadisce - oltre alla condanna dello scoop che vuole “creare scandalo e diffamare tutti i sacerdoti” - quella che è la dottrina della Chiesa sul rapporto tra omosessualità e voti. Se ci sono sacerdoti gay, scrive il Vicariato, ”coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto”, perché ”nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici”.

MANCUSO: LA MIA STORIA CON UN MONSIGNORE

Ma le reazioni non mancano anche da parte di autorevoli esponenti della comunità gay. Aurelio Mancuso, leader storico della comunità lgbt italiana, rivela stamane per esempio di aver avuto anche lui un rapporto omosessuale con alcuni sacerdoti tra cui anche un alto prelato. Insomma: non si tratterebbe di pochi casi isolati. ”E’ accaduto una quindicina di anni fa, era un monsignore”, rivela. ”E del resto nella comunità si sa da sempre, - continua l’ex presidente di Arcigay - è molto consueto che sacerdoti frequentino i luoghi di ritrovo degli omosessuali, come saune, bar, discoteche. Posti dove comunque non si va solo per fare sesso, ma anche per conoscere persone. E per entrare magari hanno fatto la tessera di Arcigay”. Aggiunge Mancuso: ”Ce ne sono stati anche altri, e a volte ho scoperto solo dopo che erano sacerdoti”. Per Franco Grillini, storica voce del movimento gay, il servizio di Panorama sulle ”notti brave dei preti gay” dimostra invece che ”la sessualità umana, sia esso etero o gay, non è sopprimibile e il celibato dei preti semplicemente non esiste”.

IL CATECHISMO E LA SVOLTA DI RATZINGER

Per la Chiesa la questione è infatti più che delicata. Perché attiene a un principio eccelsiastico, ribadito solennemente nel 2005, per volere di papa Ratzinger: un omosessuale non può entrare in seminario o in un ordine religioso. E’ di quell’anno, infatti, una apposita Istruzione elaborata dalla Congregazione per l’Educazione cattolica, rivista, corretta e resa ancor più rigorosa tre anni dopo, che equipara, nella sostanza, chi ha rapporti omosessuali con chi manifesti anche solo delle ”tendenze”. Inclinazioni che la Congregazione ha esortato a verificare fin dalla richiesta di iscrizione al seminario con l’aiuto di psicologi e psichiatri.

CATECHISMO ANTIGAY

Il catechismo della Chiesa cattolica distingue tra ”atti omosessuali”, che nelle Sacre Scritture sono considerati ”peccati gravi”, e che la tradizione ritiene ”intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale”, e le sole ”tendenze omosessuali”, definite ”oggettivamente disordinate”. Essere gay, spiegò presentando il documento del 2008 il cardinale Grocholewski, ”è una deviazione, un’irregolarità, una ferita per chi deve esercitare il sacerdozio, che consiste anche nell’essere un padre spirituale e nel sapersi relazionare agli altri”. ”Nessuna discriminazione”, tuttavia, precisava il documento del 2005. I gay vanno accolti dalla Chiesa ”con rispetto e delicatezza, evitando ogni ingiusto marchio”. Ma non nei seminari: se lo psicologo dovesse verificare che le tendenze ”non possono essere curate”, anche chi vi è già entrato ”deve essere dimesso”.
PANORAMA 23-07-2010

ADESÃO DA GUINÉ EQUATORIAL À CPLP TRAVADA PELA LÍNGUA

Cimeira: Comunidade de Países de Língua Portuguesa

Portugal e Angola travam Guiné

A polémica adesão da Guiné Equatorial à Comunidade dos Países de Língua Portuguesa (CPLP) foi ontem travada pelos chefes de Estado e de governo dos países membros durante a VIII Cimeira desta organização, em Luanda.

Porém, o Presidente da República, Cavaco Silva, e o primeiro-ministro, José Sócrates, asseguram que a CPLP vai confirmar se a Guiné Equatorial cumpre "integralmente" os estatutos da comunidade, nomeadamente a nível da língua portuguesa. A decisão vai ser tomada na próxima cimeira.

José Sócrates já tinha avisado na quinta-feira que a entrada da Guiné Equatorial na CPLP não ficaria decidida neste encontro. Porém, a decisão não impediu a participação do presidente da Guiné Equatorial, Teodoro Obiang Nguema.

Na Declaração Final, aprovada ontem na cimeira, conclui-se que a promoção da língua portuguesa é fundamental para consolidar a projecção da CPLP. O que funciona como um obstáculo à entrada da Guiné Equatorial, onde se fala, principalmente, ‘espanhol’. Aliás, a promoção da língua centrou a ordem de trabalhos da cimeira.

Cavaco Silva recordou que o português "é uma das línguas em maior expansão em países terceiros, onde é procurado como segunda língua estrangeira". E acrescentou: a credibilidade da Comunidade dos Países de Língua Portuguesa passa pela sua "imagem de coesão em torno dos laços, princípios e valores presentes nos seus estatutos". Sobre a CPLP, o presidente angolano, José Eduardo dos Santos, reforça que pode "transformar-se numa força poderosa e dinâmica".

O primeiro-ministro fez um balanço sobre os dois anos de Portugal na presidência da CPLP, que tiveram como grande prioridade a promoção do português. E destacou a intensificação da cooperação sectorial entre os vários Estados- -membros da comunidade.

Ana Carvalho Vacas
CORREIO DA MANHÃ 23-07-2010

Friday 23 July 2010

MAFIA CONTROLA CINCO NIL RESTAURANTES EM ITÁLIA


A máfia controla cinco mil restaurantes entre outros locais, em Itália. Um em cada cinco estabelecimentos em Roma e Milão está nas mãos de uma destas organizações criminosas, informou esta sexta o diário italiano “La Repubblica”.

O jornal Italiano elaborou uma reportagem alargada sobre o crime organizado naquele país, detectando o controlo por parte da máfia de cinco mil estabelecimentos de restauração que empregam cerca de 16 mil pessoas. Revela também que o único objectivo é o branqueamento de dinheiro.

Os dados revelados implicam que a máfia é uma das “maiores cadeias de restauração do país” facturando cerca de mil milhões de euros por ano, superando algumas das cadeias italianas mais famosas. A sua facturação equivale a um quinto dos lucros da multinacional Autogrill que tem 5,300 restaurantes em 42 países.

O “La Repubblica” conta que as três principais famílias da máfia italiana, a Ndrangheta, a Cammorra napolitana e a Cosa Nostra siciliana – dividiram o território com a intenção de controlar para além dos restaurantes, os locais da moda em vários pontos do país.

Segundo o diário, o processo de absorção dos estabelecimentos começa com a compra legal, depois, segue-se uma reestruturação completa e em seguida são colocadas pessoas de confiança na gestão.

Se o estabelecimento tem dificuldades financeiras, emprestam dinheiro a juros muito elevados, que acabam por não ser pagos, nesta altura é tomado o controlo do negócio, deixando o verdadeiro dono apenas mero representante.

Geralmente estes locais são luxuosos e elegantes, têm poucas mesas e são pouco frequentados, estão sujeitos a mudar de nome ou a ser reestruturados frequentemente, pois o único objectivo é a lavagem de dinheiro.

I ONLINE 23-07-2010

STRESS: TODOS OS BANCOS PORTUGUESES PASSAM

Banca

Stresse: Todos os bancos portugueses passam. BPI tem rácio mais alto
Os quatro bancos portugueses resistem ao cenário mais adverso sem necessitar de aumentos de capital. Mas os testes à Caixa, BES, BCP e BPI revelam "significativa redução da rendibilidade e solvabilidade" se o pior acontecer na economia e na dívida pública.
Os quatro maiores bancos nacionais tiveram nova positiva nos resultados dos testes de resistência feitos à banca europeia, como aliás já era esperado, não sendo necessários aumentos de capital.

Caixa, BCP, BPI e Espírito Santo Financial Holding (holding que controla o BES) chegariam ao final de 2011 com um rácio de capital TIER1 superior aos 6%, patamar definido pelas autoridades europeias, mesmo no cenário mais adverso testado. Este indicador mede o capital dos bancos face aos seus activos ponderados pelo risco a que estão sujeitos. Apesar do "elevado grau de resistência ao cenário adverso", o documento sublinha que os quatro bancos sofreriam uma "significativa redução de rendibilidade e solvabilidade" num cenário mais adverso.

O BPI é o banco que apresenta o rácio TIER 1 mais alto, superior a 10%. Seguem-se o BCP, com um rácio TIER 1 de 8,4% e a CGD com um indicador de 8,2% ou 8,4% consoante o cenário também em 2011.O Espírito Santo Financial Holding, que inclui o Banco Espírito Santo, mas também a actividade seguradora do grupo, conseguiria no final de 2011 um rácio de 7,4% ou 6,9% num cenário mais adverso, que inclui um choque sobre o spread dos juros da dívida pública.

A análise à banca portuguesa excluiu o Santander Totta, tendo abrangido 74% do sistema bancário português.

Feitas as contas, os quatro maiores bancos nacionais têm uma folga de capital de 4,819 mil milhões de euros.

Esta notícia já provocou uma série de reacções. José Sócrates já veio garantir que estava muito satisfeito com os resultados dos bancos.

Também o ministro das Finanças salienta que os " resultados são muito positivos para o sistema bancário português, tanto a nível consolidado como individual”.

Já o novo governador do Banco de Portugal afirmou que estes resultados vieram confirmar a solidez do sistema bancário português.


I ONLINE 23-07-2010

STRESS TESTS: SETE BANCOS EUROPEUS CHUMBAM NO TESTE

Apenas 7 dos 91 bancos europeus que foram sujeitos aos testes de stress chumbaram no exame

Sete dos 91 bancos europeus chumbaram nos testes de stress e demonstram ter uma falha de capital de 3,5 mil milhões de euros.

Segundo o Comité dos Supervisores Bancários Europeus (CEBS), e perante um cenário adverso, as sete instituições bancárias teriam a sua classificação de Tier 1 abaixo dos 6%.

O mercado esperava que dez instituições bancárias chumbassem no teste de resistência.

Assim, um banco alemão, um grego e cinco caixas espanholas falharam nos resultados dos testes de stress.

O banco alemão Hypo Real Estate Holdings, totalmente nacionalizado, o Agricultural Bank of Greece (ATEbank), e as cajas espanholas Diada, Cajasur, Espiga, Unnim e Banca Cívica foram as instituições que falharam nos testes hoje divulgados.

O ATE bank, da Grécia, já veio a público dizer que vai aumentar o seu capital, por forma a cumprir com os requisitos necessários para sobreviver em clima adverso.
AGENDA FINANCEIRA 23-07-2010

KOSOVO: DECISÃO DO TIJ NÃO É UM PRECEDENTE

O ministro dos Negócios Estrangeiros alemão, Guido Westerwelle, considerou hoje que o parecer emitido na quinta-feira pelo Tribunal Internacional de Justiça (TIJ) sobre o Kosovo constitui um “caso particular” e não pode criar um precedente.

Em Washington, um porta-voz do Departamento de Estado tinha já considerado que independência do Kosovo “não é aplicável a outros casos”.

“Trata-se de uma decisão única, uma situação particular num contexto histórico particular”, referiu Westerwelle em Nicósia, após um encontro com o homólogo cipriota, Markos Kyprianu.

“Trata-se de uma avaliação específica que nada tem a ver com outros casos no mundo”, acrescentou, numa referência ao parecer consultivo da mais antiga instância judicial da ONU, no qual se refere que a independência do Kosovo, em fevereiro de 2008, não violou o direito internacional.

A ilha de Chipre – confrontada com um fenómeno secessionista na parte norte, ocupada pela comunidade turca local –, inclui-se entre os cinco Estados membros da União Europeia (UE) que recusou reconhecer a independência da província autónoma da Sérvia. A Espanha, Roménia, Grécia e Eslováquia também não legitimaram a independência unilateral do Kosovo.

Em Washington, o Governo dos Estados Unidos já tinha emitido uma opinião semelhante, ao considerar que a decisão do TIJ não é aplicável a outros casos.

O porta-voz do Departamento de Estado, Philip Crowley, considerou que o parecer da mais antiga instância judicial da ONU está relacionado “com uma série de factos próprios do Kosovo (…) e não cremos que se aplique a nenhuma outra situação”.

O responsável da Casa Branca rejeitou ainda que a sentença do tribunal, aprovada por dez votos a favor e quatro contra, possa estimular outros movimentos nacionalistas na Europa


I ONLINE 23-07-2010

SERBIA REJECTS UN RULING OVER KOSOVO

Serbia rejects UN legal ruling on Kosovo's secession

Serbian flags flew in the Kosovo Serb stronghold of northern Mitrovica

Serbia has said it will never recognise Kosovo's independence after UN judges ruled that its secession declaration in 2008 had not broken international law.

Their non-binding decision found no reason to prohibit the Serbian province's declaration, made after nine years of de facto independence.

Belgrade, which lost Kosovo after a Nato bombing campaign, argues the move violated its territorial integrity.

The US welcomed the ruling and urged European nations to unite behind it.

Kosovo's government hopes the result will prompt many countries that have not recognised an independent Kosovo to follow the 69 states that have done so.

The decision by the International Court of Justice (ICJ) in The Hague opens up the possibility that Serbia will fight in the UN General Assembly to solve the dispute through negotiations, the BBC's Mark Lowen reports from Belgrade.

Other countries facing their own secessionist problems, from Spain to China, may view the result with concern, our correspondent notes.

"Serbia will never recognise the unilaterally proclaimed independence of Kosovo," Serbian President Boris Tadic told reporters in Belgrade after the ruling.

Mr Tadic, a reformist, stressed that Serbia would not resort to violence and would prefer to negotiate a compromise with Kosovo's ethnic Albanian leaders.

This opinion will not change any facts on the ground. Kosovo will still regard itself as independent. Serbia will still want what it sees as its territory back.

But the decision will nonetheless have significant ramifications. There is nothing more sensitive in international affairs than sovereignty and borders.

If Kosovo's independence is in accordance with international law, Moscow may ask, why shouldn't Abkhazia and South Ossetia's independence from Georgia be viewed in the same way?

Indeed, why shouldn't other disputed border questions be revisited? Bosnia's borders may be a case in point.

The implications will make any country with separatist movements worry about the future.
He acknowledged the ruling was "a difficult decision for Serbia" but said Belgrade would continue to try for a UN resolution that would urge both sides to start a dialogue.

Russia, which has historic ties with Serbia, said its position of not recognising Kosovo's independence remained unchanged.

In Spain, the biggest of the five EU states not to have recognised Kosovo, a foreign ministry spokesperson said Madrid respected the court ruling. The spokesperson would not be drawn on whether it would lead Spain to reconsider its decision on non-recognition.

Cyprus reaffirmed its support for Serbia's sovereignty and territorial integrity "which includes the Kosovo and Metohija province".

Diplomatic victory

Kosovan Foreign Minister Skender Hyseni said there was no alternative for Belgrade but to work together with Pristina "on a joint European and Nato perspective".

"This is the time for co-operation and constructive approaches rather than for the destruction that we used to see," he said.

Our correspondent says memories of that destruction - the 1990s war in Kosovo between Serb forces and ethnic Albanian separatists - are still raw in the region.

And he adds that although Kosovo has never truly recovered - its economy is weak, unemployment chronically high and its infrastructure still devastated - it has just scored a major diplomatic victory and now has the momentum.

Kosovo Albanians have been celebrating in the streets, waving the flags of both Kosovo and neighbouring Albania.

Serbian troops were driven out of Kosovo in 1999 after a Nato bombing campaign aimed at halting the violent repression of a separatist campaign by the ethnic Albanian majority.
BBC NEWS 23-07-2010

Jonathan Marcus

BBC diplomatic correspondent

SÓCRATES ADIA DECISÃO DA ADESÃO DA GUINÉ EQUATORIAL À CPLP

Sócrates reunido na Cimeira dos Países de Língua Portuguesa

Decisão da Guiné Equatorial na CPLP adiada

A adesão da Guiné Equatorial à CPLP não será decidida na cimeira que arranca esta sexta-feira em Angola. A garantia foi dada por José Sócrates que afirma ser necessário estudar o pedido e só depois será tomada uma decisão.

A VIII Cimeira da Comunidade dos Países de Língua Portuguesa (CPLP) terá como temas fortes a situação da Guiné-Bissau e as prioridades para os próximos dois anos, sob a presidência angolana.

Quanto à questão da Guiné Equatorial, o primeiro-ministro foi claro: É que amanhã (sexta-feira) vamos analisar o pedido e dizer que recebemos com agrado, é o mínimo que pudemos fazer para um país e um povo que quer aderir a uma comunidade de países de expressão portuguesa”, acrescentando que nenhuma decisão será tomada no decorrer desta Cimeira, dado que “esse pedido tem agora de ser analisado à luz daquilo que são os critérios e os estatutos da CPLP”.

O país é o terceiro maior exportador de petróleo em África mas o regime político é fortemente contestado, uma vez que tem um presidente – Teodoro Obiang – instalado no poder há 30 anos.

O encontro dos líderes de países de expressão portuguesa não conta com a presença dos presidentes dos Brasil e de Timor-Leste derivado a questões de agenda interna.

CORREIO DA MANHÃ 23-07-2010